Cosa succede se i genitori non firmano il PEI?

Cosa succede se i genitori non firmano il PEI? E’ valido lo stesso? Può essere applicato?

 

Il PEI deve essere approvato dal GLO (Dlgs 66/17 art. 7 c. 2/a) ed è quindi questa approvazione che determina la sua validità.

Essendo un atto formale dell’istituzione scolastica è necessaria la firma del Dirigente Scolastico, o di un suo delegato, che attesta, anche sulla base del verbale dell’incontro, la regolarità delle procedure seguite ossia che il PEI è stato effettivamente approvato dal GLO.

La firma di tutti i membri del GLO è prevista dalle Linee Guida, pag. 11, ma non è specificato se va ritenuta è effettivamente indispensabile per la  piena validità dell’atto.

Se il genitore non firma per esprimere il suo dissenso rispetto al PEI approvato o per altri motivi, si suppone che abbia manifestato le sue posizioni anche durante l’incontro del GLO ed è importante che esse vengano ben verbalizzate.

Ricordiamo cosa dice l’art. 3 c. 9 del DI 182/20:

“9. Il GLO elabora e approva il PEI tenendo in massima considerazione ogni apporto fornito da coloro che, in base al presente articolo, sono ammessi alla partecipazione ai suoi lavori, motivando le decisioni adottate in particolare quando esse si discostano dalle proposte formulate dai soggetti partecipanti.”

Va redatto il PEI in caso certificazioni sopraggiunte in corso d’anno?

Le certificazioni pervenute in corso d’anno possono comportare da subito la redazione del PEI oppure entrare in vigore dall’anno successivo, e solo nel secondo caso va redatto il PEI provvisorio*.
 
Il PEI in corso d’anno va redatto sempre, anche se arriva ad anno scolastico molto inoltrato, se per l’alunno vengono impegnate da subito delle risorse, sostegno o assistenza.
 
Negli altri casi decide la scuola in base ai bisogni.
 
Se, ad esempio, per l’alunno è stato redatto un PDP che sta funzionando adeguatamente e anche se si passasse a un PEI non cambierebbe nulla perché si sta già facendo quello che è possibile fare senza sostegno, si può benissimo continuare con il PDP e in questo caso entro giugno si farà il PEI provvisorio.
Una situazione particolare si ha nelle classi terminali se a giugno sono previsti gli esami di Stato, perché con il PEI sono possibili personalizzazioni che il PDP non consente e quindi può rivelarsi necessario anche se non c’è il sostegno.
 
*PEI provvisorio: Il PEI provvisorio va redatto entro il 30 giugno per gli alunni con disabilità che hanno una certificazione pervenuta a scuola durante l’anno scolastico in corso, ma per i quali non è stato redatto il PEI.

In che modo i genitori devono essere coinvolti nella stesura del PEI? Possono leggerlo e proporre eventuali modifiche in accordo con le necessità riabilitative e il gradi di disabilità?

I genitori sono membri a tutti gli effetti del GLO e alla fine dell’incontro dovranno anche loro approvare il PEI.

Per poterlo fare in modo consapevole devono certamente poter esaminare in modo adeguato il documento e, poiché si tratta di un testo complesso e non è possibile farlo seduta stante se non allungando i tempi in modo eccessivo, devono averlo a disposizione prima dell’incontro.

Su alcuni aspetti, ad esempio le metodologie didattiche applicate, alla fine decidono gli insegnanti ma essi vanno ben esplicitati nel PEI e anche gli altri membri possono chiedere chiarimenti se qualcosa non è chiaro.

Cosa fare se si è in presenza di un Disturbo di Apprendimento Aspecifico

Quando arriva una diagnosi di disturbo aspecifico senza altre indicazioni a scuola che si fa?

Tecnicamente non è un DSA, quindi gli insegnanti non sono obbligati a redigere un PDP, quello che possono fare fare, se ovviamente il consiglio di classe o il team dei docenti decide di intervenire, è far rientrare l’alunno in “alunno con Bisogni Educativi Speciali” (BES)

),  e redigere comunque un PDP (perché ricordiamo che il PDP lo si compila in modo obbligatorio solamente se c’è diagnosi di DSA, in tutti gli altri casi è facoltà della scuola decidere se redigere o meno il PDP),

Se nella diagnosi non ci sono “suggerimenti” dei clinici su strategie didattiche o strumenti, cosa fare?  (accade frequentemente)

Quetsa è un enorme mancanza da parte di chi fa la diagnosi non dare delle indicazioni chiare.

Lo studente e gli insegnanti sono “abbandonati a loro stessi”
tutto si baserà a questo punto sulla osservazione didattica.

Sicuramente un (buon) insegnante dopo aver osservato l’alunno saprà accorgersi delle sue difficoltà e potrà mettere in campo tutte le strategie del caso, magari consultandosi anche con la famiglia per capire il metodo di studio a casa, se ci sono persone specializzate che lo seguono, e magari, se possibile, anche con i medici che lo hanno in carico.

Questi problemi accadono perché chi fa le diagnosi, purtroppo, alle volte non ha conoscenze sulle metodologie didattiche (ma è anche ovvio che sia così, essendo medici e non docenti) e quindi fa delle diagnosi generiche, dove si va a "nascondere" dietro i codici e poi manca tutta la parte dell'intervento.

D'altra parte anche i docenti si occupano di didattica e non di diagnosi cliniche, quindi sono da giustificare se in un primo momento senza indicazioni chiare, vadano per tentativi, nel cercare strategie didattiche efficaci  per quel determinato studente.

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