Centri per diagnosi di DSA per Adulti
Centri per diagnosi di DSA per Adulti
Alunni con Bisogni Educativi Speciali: BES (chi sono?)
Alcuni docenti, nel caso piuttosto diffuso in cui non ci fosse l’aggiornamento della certificazione diagnostica di DSA disponibile per l’esame di Stato, vorrebbero considerare lo studente come studente con BES: solo strumenti compensativi e non misure dispensative!
Per fortuna la risposta dell’USRER è stata: La Nota 752 del 29 maggio 2020 – Proroga termini rinnovo certificazione alunni con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA)
Indica opportuno “che le certificazioni di DSA già in essere (che come da Accordo Stato-Regioni del 2012 andrebbero di norma rinnovate al cambio di ciclo) possano essere prorogate, su domanda della famiglia, fino *al massimo di un anno dopo che i servizi di NPIA abbiano ricominciato a svolgere le normali attività*. Sussiste, infatti, al di sopra di ogni adempimento, il dovere di garantire il diritto allo studio degli alunni con DSA, nelle forme didattiche previste dalla normativa vigente.”
La nota citata fa riferimento alla “corrente situazione emergenziale”, poichè il Decreto Legge 24 dicembre 2021, n. 221 recante la “Proroga dello stato di emergenza nazionale e ulteriori misure per il contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19” ha prorogato sino al 31 marzo 2022 lo stato di emergenza dichiarato con deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, si ritiene che le indicazioni della nota fino a quella data restino vigenti. Resta ovviamente valido il fatto che la certificazione diagnostica di DSA non ha scadenza e quindi non scade la tutela degli studenti con DSA ai sensi della L.170/2010.
Sono libri con gli stessi argomenti dei libri di testo adottati dalla classe ma scritti in maniera più semplice, con un font ad alta leggibilità, con un’interlinea maggiore.
I libri semplificati per DSA si trovano su diversi siti compreso Amazon, e ci sono tante case editrici che li producono, ma visto che oramai tutti i libri della primaria e della secondaria di primo grado adottati dalle scuole hanno il loro libro semplificato, l’ideale sarebbe trovare il libro associato a quello della classe (stessa copertina, stessi argomenti, stesse illustrazioni).
Se dopo una ricerca sul sito della casa editrice o altri siti i libri non si dovessero trovare, c’è un’ultimo tentativo da fare, rivolgersi al rappresentante delle case editrici, per fare questo si dovranno usare gli insegnanti come intermediari, non sarà facile, ma non impossibile, come per molte altre cose ci vuole collaborazione.
Da quello che so, esistono solo per la scuola primaria e la secondaria di primo grado.
https://www.youreduaction.it/libri-economici/
Qui alcune mappe concettuali di Zanichelli realizzate con il programma Supermappe sono in due formati Jpeg e supermappe (chi ha il programma può anche modificarle, chi non ce l’ha può scaricare il programma che le fa vedere gratuitamente ma non può modificarle).
Fonte: AID
Di fronte ad una campagna stampa che considera i disturbi di apprendimento tra gli studenti italiani un problema di medicalizzazione della scuola e un prodotto di false diagnosi, l’Associazione Italiana Dislessia tiene a ribadire quanto finora dimostrato dalla scienza.
Giuseppe Aquino, formatore tecnico AID e membro della Commissione Esecutiva del nuovo progetto di produzione di Linee Guida sui DSA, fa chiarezza sulle diagnosi dei DSA.
L’approvazione della legge 170/2010 sancisce il riconoscimento dei DSA e fuga ogni dubbio a chi ancora considera i DSA come una “scusa”. La norma nasce con l’obiettivo di tutelare questi studenti, dando risposte alle loro specifiche caratteristiche di apprendimento. Tale legge, inoltre, parla di finalità che vengono espresse come “garanzie”, come “impegno formativo” con individuazione di compiti e assegnazione di ruoli. Alla scuola spetta una posizione centrale nella presa in carico degli alunni e degli studenti con DSA (L. Ventriglia, 2013).
Gli alunni/studenti con DSA per poter usufruire delle misure previste dalla Legge 170/2010 devono essere in possesso di una diagnosi certificata di DSA.
La diagnosi di dislessia in Italia viene eseguita alla luce delle raccomandazioni cliniche fornite dalle Conferenze di Consenso (2007, 2010, 2011). In particolare, le raccomandazioni prodotte dalla Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità sono “basate sui più aggiornati dati scientifici di prova adattati al contesto italiano secondo il giudizio di una giuria multidisciplinare, rappresentativa dei diversi possibili approcci e interessi al tema” (C.C. I.S.S., 2010).
La diagnosi, quindi, viene effettuata da un team multiprofessionale (NPI, psicologo, logopedista) secondo precisi criteri diagnostici e, per evitare la rilevazione di falsi positivi, prevede l’utilizzo di test standardizzati, sia per misurare l’intelligenza generale, che l’abilità specifica.
La definizione della diagnosi avviene in una fase successiva all’inizio del processo di apprendimento scolastico. É necessario, infatti, che sia terminato il normale processo di insegnamento delle abilità di lettura e scrittura (fine della seconda primaria) e di calcolo (fine della terza primaria)”(C.C. I.S.S., 2010). Prima di questa età l’elevata variabilità interindividuale nei tempi di acquisizione delle suddette abilità non permette di utilizzare i valori normativi di riferimento con le stesse caratteristiche di attendibilità riscontrate a età superiori (Raccomandazioni per la pratica clinica DSA, 2009).
Poiché le abilità scolastiche sono distribuite lungo un continuum, non vi è una soglia naturale che può essere utilizzata per stabilire la presenza di un disturbo. Per una maggiore certezza diagnostica e per evitare il pericolo che la diagnosi possa essere inutilmente inflazionata, le raccomandazioni cliniche delle Consensus Conference hanno stabilito soglie più rigide rispetto ad altri paesi per poter considerare deficitaria una prestazione. Infatti può essere considerata insufficiente una performance che si colloca, per la rapidità, al di sotto di 2 deviazioni standard dai valori normativi attesi per l’età o la classe frequentata e al di sotto del 5° percentile per i punteggi di accuratezza.
Se la diagnosi viene eseguita secondo i criteri suddetti, non può esserci il rischio di diagnosi facili.
La questione dislessia può sembrare sovradimensionata. Sicuramente il numero di alunni con certificazione di Disturbi Specifici di Apprendimento, come rivelano i dati forniti dal MIUR, è in significativo incremento.
Tra gli anni scolastici 2010/11 e 2014/2015 le certificazioni sono cresciute, ma questo accade anche perché dopo la legge 170 del 2010, la scuola ha un ruolo determinante nella presa in carico degli alunni con DSA e ad essa sono state richieste competenze organizzative, metodologiche, didattiche e valutative che hanno portato ad una maggiore attenzione nei confronti degli alunni con difficoltà di apprendimento e quindi ad una maggiore individuazione di casi sospetti di DSA e alla loro segnalazione alle famiglie con il conseguente riferimento ai servizi sanitari per avviare il percorso per una eventuale diagnosi (come indicato dall’Articolo 2 comma 1 del D.M. N. 5669 12/7/2011).
In ogni caso la percentuale degli alunni con diagnosi di DSA nella scuola italiana, come risulta dai dati ufficiali del MIUR 2014/2015, non è del 18-20%, come qualcuno afferma, ma supera di poco il 2%, a fronte di una incidenza media che, secondo le indagini epidemiologiche (così come riportato dai dati scientifici nazionali e dalle Linee Guida pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità), si attesterebbe intorno al 3,5% dell’intera popolazione scolastica. Non ci troviamo, quindi, di fronte ad una sovrastima dei casi di dislessia, quanto, piuttosto, alla presenza ancora di una grande parte di sommerso, oltre l’1,5%.
N.d.r. in base alle ultime statistiche ufficiali del MIUR (AS 2015/2016) la percentuale degli alunni con diagnosi di DSA nella scuola italiana si attesta intorno al 3% dell’intera popolazione scolastica.
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