Cos’è l’ADHD?
L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è un disturbo del neurosviluppo che si manifesta in età infantile con sintomi come difficoltà a concentrarsi, impulsività e iperattività.
Non è una “cattiva educazione” né un problema di volontà: è una condizione neurologica riconosciuta che influisce sul comportamento e sull’apprendimento del bambino.
A casa e a scuola: due ambienti, sfide diverse
A casa, i genitori si trovano spesso a gestire comportamenti difficili come agitazione continua, difficoltà a portare a termine anche compiti semplici, o esplosioni di rabbia improvvise. La familiarità dell’ambiente e la minore struttura rispetto alla scuola possono far emergere di più l’iperattività e le reazioni impulsive.
A scuola, invece, il bambino con ADHD può faticare a seguire le regole, rimanere seduto, rispettare i turni e completare le attività. Questo può portare a difficoltà di apprendimento e di relazione con insegnanti e compagni. L’ambiente scolastico, però, offre anche opportunità di strutturazione, routine e supporto educativo mirato.
ADHD e autismo: una relazione possibile
ADHD e autismo sono due disturbi distinti, ma possono coesistere. Un bambino può avere entrambe le diagnosi. L’ADHD riguarda più l’attenzione e l’impulsività, mentre l’autismo coinvolge difficoltà nella comunicazione sociale, interessi ristretti e comportamenti ripetitivi. Quando coesistono, è fondamentale un approccio integrato per aiutare il bambino a sviluppare le proprie capacità.
Scatti di rabbia: cosa c’è dietro e cosa fare
Alcuni bambini con ADHD possono avere episodi di rabbia intensa e improvvisa, spesso legati alla frustrazione, all’incapacità di gestire le emozioni o alla fatica di controllarsi. Non si tratta di “capricci”, ma di vere difficoltà emotive.
La rabbia è una delle manifestazioni più visibili nelle persone con ADHD.
Forse perché è difficile da gestire, forse perché è difficile da comprendere. Spesso è anche l’aspetto che può ferire di più, sia chi la prova, sia chi le sta vicino.
Alla base di questi scatti d’ira c’è spesso una difficoltà di autoregolazione emotiva, conosciuta anche come disregolazione emotiva. Le emozioni vengono vissute in modo più intenso, e gli stimoli esterni possono essere percepiti come travolgenti.
Come vive tutto questo una persona con ADHD?
Dietro una reazione apparentemente sproporzionata possono esserci molteplici fattori, tra cui:
- Sovraccarico sensoriale
- Stanchezza
- Stress
- Mancanza di sonno
- Agitazione interna
- Frustrazione
- Ambiente disorganizzato o poco adatto
- Senso di inadeguatezza
- Ansia
Chi ha l’ADHD spesso fatica a riconoscere i propri limiti. Continua ad andare avanti, a insistere, anche quando le energie sono esaurite. Questo porta a un aumento dell’irritabilità, della suscettibilità e a reazioni che possono sembrare sproporzionate rispetto al contesto, fino a sfociare in episodi di rabbia per motivi che dall’esterno appaiono “banali”.
Per chi vive con l’ADHD, queste reazioni non sono semplicemente “scatti d’ira”, ma possono avere un impatto emotivo molto forte e lasciarli con un senso di colpa, frustrazione o incomprensione.
Anche le persone vicine possono faticare a capire.
Tuttavia, è importante ricordare che dietro ogni esplosione c’è una causa. Cercare di riconoscerla, senza giudicare e senza alimentare il conflitto, può fare la differenza. Evitare lo scontro diretto e rimandare la discussione a un momento più sereno può aiutare a gestire la situazione in modo più equilibrato.
In sintesi, comprendere che la rabbia nell’ADHD non è un capriccio, ma un segnale, è il primo passo verso una relazione più empatica e funzionale — con gli altri, ma soprattutto con sé stessi.
Cosa si può fare:
🔹 A casa:
- Mantenere una routine prevedibile.
- Usare un linguaggio semplice e diretto.
- Aiutare il bambino a riconoscere le emozioni (es. con disegni, carte delle emozioni).
- Offrire pause e spazi sicuri quando è agitato.
- Ricorrere, se necessario, al supporto di uno specialista e seguire le sue direttive
🔹 A scuola:
- Adattare le attività alle capacità del bambino.
- Dare istruzioni chiare e scandite.
- Prevedere strategie di autoregolazione (pause, angoli della calma).
- Collaborare con la famiglia e, se presente, l’insegnante di sostegno
- collaborare con lo specialista che segue il bambino (se c’è) con strategie adeguate al suo profilo di funzionamento (magari con un’osservazione in classe)
E i compagni? Devono solo subire?
No, i compagni non devono subire, ma nemmeno isolare. È importante che anche i bambini vengano guidati nella comprensione della diversità. Attraverso un’educazione all’inclusione, possono imparare a rispettare i tempi e i bisogni dell’altro, senza però essere lasciati soli di fronte a comportamenti aggressivi o disturbanti.
Gli adulti devono:
- Mediare e spiegare in modo semplice cosa accade.
- Garantire che tutti i bambini si sentano al sicuro.
- Valorizzare la cooperazione e il rispetto reciproco.
Conclusione
L’ADHD è una sfida, ma con gli strumenti giusti può essere gestita con successo. Serve alleanza tra famiglia, scuola e specialisti. E serve anche una comunità scolastica dove l’inclusione sia reale, e dove i bambini – tutti – possano crescere con rispetto, empatia e fiducia.
I contenuti di questo articolo sono presentati in modo semplice e generale.
Per approfondimenti o informazioni specifiche, è consigliabile consultare siti specializzati o rivolgersi a professionisti del settore