Tutti gli articoli di Nicoletta

Diari Scolastici

Qui di seguito suggerimenti per i diari dei bambini/ragazzi, da scegliere secondo l’età e le loro caratteristiche individuali

(cliccare sull’immagine di copertina per andare nel sito di provenienza)

Diari giornalieri (studiati per le caratteristiche specifiche dei ragazzi con DSA)

   

 

Diari/agende Settimanali

Utili qundo i compiti non sono tanti e si vuole dare al bambino/ragazzo una prospettiva immediata degli impegni di tutta la settimana (solo alcuni suggerimenti poi cercate vuoi un diario con copertina e struttura che piacciono al ragazzo). 

 
     
     

 

Diari classici personalizzati dalle mamme

Agenda per l’insegnante di sostegno

Video su Tik Tok

Agenda per l’insegnante curricolare

Cos’è il PTOF e perché è importante per la scuola

Il PTOF, acronimo di Piano Triennale dell’Offerta Formativa, è uno strumento fondamentale per ogni istituzione scolastica italiana.

Non si tratta solo di un documento formale, ma di una vera e propria “carta d’identità” della scuola, che ne descrive l’identità educativa, gli obiettivi, l’organizzazione e le attività didattiche e progettuali previste nell’arco di un triennio.

Introdotto con la Legge 107/2015 (la cosiddetta “Buona Scuola”), il PTOF viene elaborato dal Collegio dei Docenti e approvato dal Consiglio d’Istituto.

Deve essere coerente con le linee guida del Ministero dell’Istruzione, ma anche rispondere alle esigenze specifiche del territorio, delle famiglie e degli studenti.

Nel PTOF si trovano, ad esempio, i progetti extracurriculari, le strategie per l’inclusione, l’utilizzo delle risorse, le modalità di valutazione e tutte le azioni volte al miglioramento dell’offerta formativa.

È quindi uno strumento trasparente e partecipativo, che coinvolge tutta la comunità scolastica e permette a studenti e genitori di conoscere l’offerta educativa della scuola in modo chiaro e strutturato.

In sintesi, il PTOF non è solo un obbligo normativo, ma una vera opportunità per costruire una scuola più aperta, consapevole e in dialogo con il proprio territorio.

Cos’è il PAI (Piano Annuale per l’Inclusività) nella Scuola

Il PAI, acronimo di Piano Annuale per l’Inclusività, è un documento fondamentale che ogni istituzione scolastica elabora per garantire il diritto allo studio a tutti gli alunni, in particolare a quelli con Bisogni Educativi Speciali (BES).

A cosa serve il PAI?

Il PAI ha l’obiettivo di:

  • Promuovere l’inclusione scolastica, valorizzando le diversità e garantendo pari opportunità educative.
  • Pianificare e coordinare le strategie inclusive dell’istituto scolastico.
  • Sostenere docenti e famiglie nel percorso educativo degli studenti con BES.
  • Valutare i risultati delle azioni inclusive intraprese negli anni precedenti e programmare interventi futuri.

A chi è rivolto?

Il PAI è rivolto principalmente:

  • Agli studenti con disabilità (con certificazione ai sensi della Legge 104/92).
  • Agli studenti con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento – Legge 170/2010).
  • Agli alunni con altri BES, come difficoltà linguistiche, socio-economiche o culturali, anche senza una certificazione formale.

Chi lo redige?

Il PAI viene redatto annualmente dal Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI), che coinvolge:

  • Dirigente scolastico
  • Referente per l’inclusione
  • Docenti curricolari e di sostegno
  • Figure professionali specialistiche (se presenti)
  • Rappresentanti delle famiglie e, in alcuni casi, degli studenti

Cosa contiene il PAI?

Nel PAI vengono specificati:

  • Le risorse umane e materiali disponibili (docenti di sostegno, educatori, strumenti compensativi e misure dispensative)
  • Le azioni formative rivolte al personale scolastico
  • Le strategie didattiche inclusive
  • I progetti attivati nell’anno scolastico
  • I criteri per il monitoraggio e la valutazione dell’inclusione

Perché è importante?

Un PAI ben strutturato contribuisce a:

  • Costruire un ambiente scolastico accogliente, rispettoso e aperto alla diversità
  • Favorire la partecipazione attiva di tutti gli alunni
  • Migliorare la qualità dell’offerta formativa
  • Rendere più efficace la collaborazione tra scuola, famiglia e territorio. 

Gli studenti con DSA hanno bisogno di verifiche semplificate?

Gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) non hanno bisogno di verifiche semplificate, perché non presentano deficit cognitivi.

È fondamentale comprendere che i DSA non compromettono l’intelligenza, la capacità di ragionamento o il potenziale degli alunni: si tratta, invece, di differenze nel modo in cui apprendono, elaborano e restituiscono le informazioni.

Spesso, per rispondere in modo adeguato ai bisogni educativi di questi studenti, si tende erroneamente a proporre prove ridotte o semplificate nei contenuti.

Tuttavia, questo approccio rischia di penalizzarli, sottovalutando le loro reali competenze. La soluzione più corretta e inclusiva è quella di predisporre verifiche personalizzate, non più facili, ma accessibili: strumenti che permettano agli studenti con DSA di dimostrare ciò che sanno, bypassando le difficoltà specifiche legate alla loro neurodivergenza.

Questo significa adottare strumenti compensativi come mappe concettuali, formulari, calcolatrici, sintesi vocali o correttori ortografici, e attivare misure dispensative come tempi aggiuntivi, lettura ad alta voce delle consegne o la possibilità di rispondere oralmente.

Queste strategie non offrono un vantaggio ingiusto, ma garantiscono pari opportunità, mettendo lo studente con DSA nelle condizioni di “essere alla pari” con i suoi compagni.

Personalizzare una verifica non significa alterarne la difficoltà o abbassare le aspettative, bensì offrire un canale alternativo e più efficace attraverso cui lo studente possa esprimere le proprie conoscenze. In questo modo, la scuola rispetta il principio dell’inclusione e promuove una didattica realmente equa, che non chiede a tutti di fare la stessa cosa allo stesso modo, ma riconosce le diverse modalità di apprendimento come una risorsa.

Sostenere gli studenti con DSA non vuol dire proteggerli dalle sfide, ma fornire loro gli strumenti per affrontarle con successo, valorizzando le loro capacità e rispettando la loro unicità.

Come vengono assegnati i 5 punti Bonus alla Maturità

Per ottenere i 5 punti bonus all’Esame di Stato (maturità) è necessario soddisfare due requisiti minimi:

  1. Almeno 30 crediti scolastici conseguiti durante gli ultimi tre anni;
  2. Almeno 50 punti totalizzati nelle tre prove d’esame (prima e seconda prova scritta + orale) .

🔍 Cosa significano concretamente

  • Crediti scolastici: si ottengono in sede di scrutinio finale, fino a un massimo di 40 (12 + 13 + 15 punti), basati su media del voto, condotta, attività come PCTO, ecc. .
  • Punteggio d’esame: ogni prova vale fino a 20 punti, per un totale massimo di 60 (scritti + orale).

Se, ad esempio, arrivi all’orale con 30 crediti e fai 50/60 alle prove, sei tecnicamente ammesso alla possibilità di ricevere i bonus.


Quando e come vengono assegnati

  • I bonus vengono attribuiti solo alla fine del colloquio orale, durante la riunione finale della commissione.
  • Sono del tutto discrezionali: la commissione valuta il candidato nel suo complesso (percorso scolastico, impegno, qualità del colloquio, ecc.) e può decidere se dare da 1 fino a 5 punti, o anche nessuno .

 

Aspetto Note
Bonus ≠ Lode 5 punti bonus non contano per ottenere la lode. Per avere la lode, devi fare 100/100 senza usare i posti bonus, ovvero con crediti e prove massimi, e ottenere l’unanimità della commissione
Non automatici Anche se hai 30 crediti e 50 punti, non significa che automaticamente riceverai i bonus: serve il giudizio «meritevole» da parte della commissione.
PCTO e condotta Come parte dei crediti, la condotta e la partecipazione ai PCTO (senza cui non puoi accedere all’esame) sono fondamentali. I crediti massimi si ottengono anche con condotta da 9 o 10 .

 


✅ In sintesi

Per aspirare ai 5 punti bonus devi:

  1. Aver accumulato almeno 30 crediti durante il triennio;
  2. Aver totalizzato almeno 50 punti nelle prove scritte e orale (su 60);
  3. Essere considerato meritevole dalla commissione dopo il colloquio.

Se tutti questi passaggi sono superati positivamente, potresti arrivare a un voto massimo di 100/100 con il contributo dei bonus.