Gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) non hanno bisogno di verifiche semplificate, perché non presentano deficit cognitivi.
È fondamentale comprendere che i DSA non compromettono l’intelligenza, la capacità di ragionamento o il potenziale degli alunni: si tratta, invece, di differenze nel modo in cui apprendono, elaborano e restituiscono le informazioni.
Spesso, per rispondere in modo adeguato ai bisogni educativi di questi studenti, si tende erroneamente a proporre prove ridotte o semplificate nei contenuti.
Tuttavia, questo approccio rischia di penalizzarli, sottovalutando le loro reali competenze. La soluzione più corretta e inclusiva è quella di predisporre verifiche personalizzate, non più facili, ma accessibili: strumenti che permettano agli studenti con DSA di dimostrare ciò che sanno, bypassando le difficoltà specifiche legate alla loro neurodivergenza.
Questo significa adottare strumenti compensativi come mappe concettuali, formulari, calcolatrici, sintesi vocali o correttori ortografici, e attivare misure dispensative come tempi aggiuntivi, lettura ad alta voce delle consegne o la possibilità di rispondere oralmente.
Queste strategie non offrono un vantaggio ingiusto, ma garantiscono pari opportunità, mettendo lo studente con DSA nelle condizioni di “essere alla pari” con i suoi compagni.
Personalizzare una verifica non significa alterarne la difficoltà o abbassare le aspettative, bensì offrire un canale alternativo e più efficace attraverso cui lo studente possa esprimere le proprie conoscenze. In questo modo, la scuola rispetta il principio dell’inclusione e promuove una didattica realmente equa, che non chiede a tutti di fare la stessa cosa allo stesso modo, ma riconosce le diverse modalità di apprendimento come una risorsa.
Sostenere gli studenti con DSA non vuol dire proteggerli dalle sfide, ma fornire loro gli strumenti per affrontarle con successo, valorizzando le loro capacità e rispettando la loro unicità.