Autismo: comprendere meglio una condizione complessa

L’autismo è una condizione neurologica del neurosviluppo che accompagna la persona per tutta la vita.

Non si tratta di una malattia da curare, ma di una diversa modalità di percepire, pensare, comunicare e interagire con il mondo. Negli ultimi anni, la comprensione dell’autismo è notevolmente evoluta, portando a una maggiore consapevolezza e inclusione.

Che cos’è lo Spettro Autistico?

Il termine corretto oggi è Disturbo dello Spettro Autistico (ASD), perché le manifestazioni dell’autismo possono variare enormemente da persona a persona. Alcune persone possono avere una vita molto autonoma, altre possono aver bisogno di un supporto continuo. Per questo si parla di “spettro”: un insieme di condizioni con caratteristiche comuni ma livelli di intensità differenti.

 


I tre livelli di supporto

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) classifica l’autismo in tre livelli di supporto, in base al grado di aiuto di cui la persona ha bisogno nella vita quotidiana:

  • Livello 1 – Richiede supporto: difficoltà nella comunicazione sociale e una certa rigidità comportamentale, ma la persona può spesso vivere in modo abbastanza autonomo.
  • Livello 2 – Richiede supporto significativo: difficoltà più marcate nell’interazione sociale e nella flessibilità dei comportamenti. La persona necessita di assistenza regolare.
  • Livello 3 – Richiede supporto molto significativo: forti difficoltà nella comunicazione, nei comportamenti e nella gestione dell’ambiente. Serve un supporto costante e intensivo.

È importante ricordare che questi livelli non sono fissi o statici: possono cambiare nel tempo con il giusto supporto educativo, terapeutico e sociale.


Perché non si usa più il termine Asperger?

In passato, il termine sindrome di Asperger veniva usato per indicare una forma di autismo ad “alto funzionamento”, cioè senza compromissione intellettiva o linguaggio ritardato.

Tuttavia, con l’introduzione del DSM-5 nel 2013, questa distinzione è stata eliminata.

Oggi si considera che Asperger faccia parte dello spettro autistico, senza una categoria a sé stante.

Questo cambiamento è stato fatto per evitare confusione e per riconoscere che anche le persone con abilità cognitive nella norma possono avere significative difficoltà nel quotidiano.

Inoltre, studi storici hanno messo in discussione l’uso del nome “Asperger” per motivi etici legati alla figura del medico Hans Asperger.

Non si vuole più associare il termine "autismo" al dottor Asperger perché è emerso che durante il nazismo collaborò con il regime e contribuì a mandare bambini autistici in strutture dove venivano uccisi, anche nelle camere a gas. Per questo motivo, usare il suo nome è considerato offensivo e irrispettoso verso le vittime e le persone autistiche.

L’autismo non è una malattia

Uno dei concetti più importanti da chiarire è che l’autismo non è una malattia, quindi non si cura: è una condizione neurologica, una variante naturale dello sviluppo umano.

Parlare di “guarigione” in questo contesto è sbagliato. Il focus deve essere sul supporto, sulla comprensione e sull’inclusione.

Le persone autistiche non devono essere cambiate, ma comprese. Hanno bisogno di ambienti che rispettino le loro caratteristiche sensoriali, comunicative ed emotive, e che valorizzino le loro potenzialità.

Il movimento per la neurodiversità promuove proprio questo approccio: riconoscere che ci sono tanti modi diversi – e tutti validi – di essere umani.


Conclusione

Parlare di autismo in modo informato e rispettoso è fondamentale per creare una società più giusta e accogliente.

L’autismo non è un difetto da correggere, ma una parte dell’identità di milioni di persone nel mondo. Capire l’autismo significa anche imparare a vedere il mondo con occhi nuovi.

 

I contenuti di questo articolo sono presentati in modo  generale e  semplice.
Per approfondimenti o informazioni specifiche, è consigliabile consultare siti specializzati o rivolgersi a professionisti del settore

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