Una didattica uguale per tutti renderebbe fallimentare il principio di equità

La scuola di oggi tra velocità e inclusione

Lettura, scrittura e calcolo sono abilità complesse, sempre più richieste in una società che corre veloce.

Mass media, social e internet ci spingono a rispondere agli stimoli in modo rapido, quasi automatico. Anche la scuola è coinvolta in questa logica: tempi stretti, programmi intensi, velocità di esecuzione.

Ma non tutti gli studenti riescono a stare al passo. Alcuni faticano a leggere, scrivere o calcolare con rapidità. La loro è una storia fatta di impegno, lentezza e ostacoli, ma anche di grande valore. Una lentezza che forse dovremmo rivalutare.

Oggi la didattica punta all’inclusione, rispettando i bisogni di ogni alunno, con o senza difficoltà specifiche. Le classi sono sempre più eterogenee: c’è chi è attento, chi distratto, chi ha una diagnosi di DSA o attende una valutazione, chi è iperattivo o con altri bisogni particolari.

Una didattica identica per tutti rischia di penalizzare proprio chi ha più bisogno di supporto. Forse la soluzione sta nell’estendere a tutta la classe le strategie pensate per gli studenti con difficoltà, offrendo così strumenti utili a tutti, non solo ai più forti.

Ecco alcune strategie inclusive che possono fare la differenza:

  • Utilizzare mappe, schemi, immagini e materiali multimediali;
  • Lavorare in piccoli gruppi e favorire il tutoraggio tra pari;
  • Evitare dettati e copiati, preferendo fotocopie chiare e leggibili;
  • Gratificare i successi e motivare senza pressioni;
  • Promuovere il “fare” attraverso attività laboratoriali;
  • Ridurre la quantità dei compiti, valorizzando il percorso più che il risultato finale.

Insegnare oggi significa anche saper semplificare, osservare, adattare.

È questa la vera sfida dell’inclusione.

 

 

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