Negli ultimi anni se ne sente parlare sempre più spesso, ma che cos’è davvero il mutismo selettivo? È una domanda che molti genitori, insegnanti e operatori dell’infanzia si pongono, soprattutto quando si trovano di fronte a bambini che, pur parlando normalmente a casa, sembrano “chiudersi” in altri contesti.
Cos’è il mutismo selettivo?
Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia dell’infanzia, riconosciuto nei principali manuali diagnostici (come il DSM-5), che si manifesta con una persistente incapacità di parlare in determinati contesti sociali, nonostante il bambino sia perfettamente in grado di farlo in altri ambienti.
Il termine “selettivo” indica proprio questa particolarità: il bambino non è muto in assoluto, ma seleziona involontariamente le situazioni o le persone con cui riesce a parlare.
In genere, il bambino comunica normalmente con i familiari, ma rimane in silenzio a scuola, con adulti non familiari o in altri contesti sociali. Non si tratta di un capriccio o di un semplice tratto di timidezza: dietro questo silenzio c’è un’ansia molto forte, spesso legata al giudizio altrui o alla paura di esporsi.
Non è un problema neurologico
È fondamentale chiarire che il mutismo selettivo non dipende da deficit cognitivi, neurologici o sensoriali (come nel caso dei disturbi afasici). La difficoltà a comunicare è il diretto risultato dell’ansia sociale, non di una mancanza di capacità linguistica.
In effetti, molti bambini con mutismo selettivo hanno un linguaggio adeguato o addirittura avanzato, e riescono ad esprimersi pienamente in ambienti percepiti come sicuri.
Quando compare?
I primi segnali possono emergere già tra i 2 e i 3 anni, sotto forma di timidezza marcata, ritiro sociale, evitamento del contatto visivo o apparente “paura” di parlare con persone nuove. Tuttavia, il mutismo selettivo viene spesso identificato prima dei 5 anni, nel momento in cui il bambino inizia a frequentare la scuola dell’infanzia e viene esposto per la prima volta a situazioni sociali che richiedono espressione verbale.
Campanelli d’allarme
Ecco alcuni segnali che potrebbero indicare la presenza del mutismo selettivo:
- Parla normalmente in casa, ma rimane in silenzio a scuola o in luoghi pubblici.
- Risponde a gesti, scrive o annuisce, ma non usa la voce.
- Evita il contatto con coetanei o adulti, soprattutto se viene invitato a parlare.
- Presenta sintomi fisici (mal di pancia, nausea, tremori) prima di entrare in contesti sociali.
Cosa fare?
Il mutismo selettivo richiede un intervento precoce e specialistico. Ignorare il problema o sperare che “passi da solo” può portare a un peggioramento, con conseguenze sull’autostima e sulle capacità sociali del bambino.
Il trattamento può includere:
- Psicoterapia cognitivo-comportamentale per aiutare il bambino a gestire l’ansia.
- Intervento congiunto tra psicologo, insegnanti e genitori per creare un ambiente supportivo.
- Tecniche di esposizione graduale alla comunicazione in contesti sociali.
- Supporto emotivo e strategie non punitive per evitare di aumentare la pressione.
In sintesi
Il mutismo selettivo non è una scelta, ma un segnale di disagio emotivo. Dietro quel silenzio si nasconde un mondo interiore ricco, che ha bisogno di essere accolto, compreso e sostenuto.
Riconoscerlo per tempo e intervenire con delicatezza può fare davvero la differenza nel percorso di crescita di un bambino.
I contenuti di questo articolo sono presentati in modo generale e semplice. Per approfondimenti o informazioni specifiche, è consigliabile consultare siti specializzati o rivolgersi a professionisti del settore.