Disprassia

goofy-07Disegno di legge n. 904 – DISPRASSIA La Disprassia è l’incapacità di compiere movimenti volontari, coordinati sequenzialmente tra loro, in funzione di uno scopo. La Disprassia è un problema dell’organizzazione del movimento che può anche influenzare il modo di apprendere di un bambino a scuola. È più comune nei ragazzi piuttosto che nelle ragazze e può comportare goffaggine, problemi nell’organizzare il lavoro e nel seguire delle istruzioni. L’aspetto caratterizzante della disprassia è la non corretta esecuzione di una sequenza motoria che risulta alterata nei requisiti spaziali e temporali e spesso associata a movimenti non richiesti (paraprassie) con la conseguenza che l’attività motoria anche se eseguita con rapidità ed in modo apparentemente abile, può essere del tutto inefficace e scorretta nonostante siano integre le funzioni volitive, la forza muscolare, la coordinazione e la disposizione a collaborare. La disprassia può essere associata spesso a problemi di linguaggio, di percezione e di elaborazione del pensiero. Il linguaggio può essere semplificato nella struttura sintattico-grammaticale ed alterato negli aspetti articolatori, la percezione inadeguata nell’integrare le informazioni periferiche e nel correlarle all’azione, il pensiero scarsamente organizzato nei vari contenuti. Il bambino disprassico utilizza le funzioni che ha acquisito in modo stereotipato, con strategie povere e ridotte alternative. Tramite la pratica continuativa può acquisire funzioni e svolgere senza grosse difficoltà le attività della vita quotidiana. La povertà di strategie e le ridotte abilità di generalizzazione rendono tuttavia difficoltosa l’acquisizione di nuovi compiti e il trasferimento di soluzioni strategiche già acquisite.
Nel bambino disprassico si riscontra una ridotta capacità di rappresentazione dell’oggetto su cui agire, dell’intera azione e delle sequenze che la compongono. Difficoltà di pianificazione, ad avviare i programmi, a prevedere il risultato, a controllare le sequenze e l’intera attività, a verificare e eventualmente correggere il piano d’azione.
Il soggetto disprassico ha difficoltà a:
  • fare i lacci alle scarpe
  • abbottonarsi
  • scrivere
  • disegnare
  • copiare, scrivere
  • assemblare puzzle
  • cotruire modelli
  • giochi di pazienza
  • giochi di costruzione
  • giocare a palla
  • lanciare ed afferrare una palla
  • fare attività sportive
  • comprendere percorsi
  • nel linguaggio: articolazione di parole, fonemi

ALL’ OSSERVAZIONE PUO’ PRESENTARE:

  • goffaggine: caratterizzata ma movimenti impacciati, alterati nelle sequenze temporali, maldestri e poco o affatto efficaci;

  • posture inadeguate, dipendenti da scarsa consapevolezza del proprio corpo, le quali interferiscono sia sul mantenimento di un buon equilibrio sia sulla coordinazione del movimento;

  • confusione della lateralità con difficoltà ad orientarsi nello spazio e di trovare il proprio posto in una situazione nuova;

  • problemi di consapevolezza del tempo con difficoltà nel rispettare gli orari e nel ricordare i compiti nella giornata;

  • ipersensibilità al contatto fisico e problemi a portare vestiti in modo confortevole;

  • problemi nell’eseguire attività fisiche come correre, prendere ed usare attrezzi, tenere la penna e scrivere;

  • ridotto sviluppo delle capacità di organizzazione, con conseguenti evidenti difficoltà nell’eseguire attività che richiedono sequenze precise;

  • facile stancabilità;

  • scarsissima consapevolezza dei pericoli;

  • comportamenti fobici, compulsavi ed immaturi.

 

Come potete aiutarlo a casa

– Incoraggiare vostro figlio ad organizzare se stesso quando deve vestirsi o spogliarsi (per esempio,”l’ultimo pezzo che togli è il primo che rimetti”).
– Avere una lavagnetta con delle note per ricordargli ciò che deve essere fatto e in quale ordine.
– Avere compiti di breve durata, se può concentrarsi per cinque minuti, smettere dopo cinque minuti e riprendere più tardi.
– Essere sicuri che non ci siano distrazioni (per esempio il suo programma preferito in TV o il cane che gioca vicino) quando sta cercando di fare qualche compito.
– Fargli molte lodi ed incoraggiamenti.

Fonte: blog dott.ssa Manuela Sardo (pedagogistra specializzata in DSA)

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Disprassia: D come Dammi tempo…
Dammi tempo: posso fare le cose che mi chiedi, se mi lasci un tempo adeguato.
Impegnami: il fatto che abbia delle difficoltà non significa che non debba lavorare con costanza e impegno.
Sottolinea il mio impegno e i miei successi, e non i miei errori.
Permettimi di usare il computer e la calcolatrice, ed insegnami ad usarli nel modo più utile per me. Se non capisco bene come e perché potranno essermi utili, torna a spiegarmelo con pazienza e gentilezza.
Rispettami, ed insegnami a rispettare le differenze di ognuno.
Aiutami senza sostituirti a me.
Se devo fare un lavoro diverso dai miei compagni, spiegami sempre perché: non ho bisogno che tu neghi la mia difficoltà, ma che tu mi aiuti a darle un significato e a trovare forze e strategie per affrontarla.
Sono molto di più della mia difficoltà: valorizza i miei punti di forza e aiutami a pensare positivo. So disegnare, sono curioso e ho una grande immaginazione: insegnami a sfruttare al meglio queste capacità!
Individua materiali e schede didattiche semplificate nella forma ma non nella sostanza: posso imparare le stesse cose dei miei compagni, se mi aiuti a riconoscere la via di accesso più funzionale per me a tutti gli apprendimenti. Non è importante per me fare complicati calcoli mentali o in colonna, ma imparare a risolvere situazioni problematiche. Non è necessario che io scriva in corsivo e senza errori, ma che impari un modo efficace per comunicare con gli altri.
Aiutami a giocare con i miei compagni: per me è molto importante capire i “tempi della relazione”, sintonizzarmi con le altre persone ed essere sicuri che ho un valore anche ai loro occhi. Aiutami anche a capire dove sta la mia responsabilità, e dove quella degli altri, rispetto alle difficoltà, agli insuccessi, alle frustrazioni che tutti i bambini e gli adulti incontrano nel loro cammino.
Aiutami ad essere me stesso!

FONTE: Scheda cometa aidee: strumento utile per la comunicazione scuola famiglia

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I Disgrafici e i Disprassici e il loro rapporto con la penna
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COLLEGAMENTI ESTERNI

O.S.D. Organizzazione a sostegno dei disturbi dell’età evolutiva APS
DISPRASSIA TUTTO CIO’ CHE SI DEVE SAPERE-AIDEE Visualizza
Apprendi…AMO
Disprassia, la difficoltà di mettere in moto le parole
Bambini goffi from Iva Zigghyova Martini

 

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8 commenti su “Disprassia”

  1. Ho avuto la sfortuna di soffrire questo disturbo senza che mi fosse diagnosticato. Probabilmente negli anni 90 i sintomi di questa condizione non erano ancora stati pienamente approfonditi, ma ogni volta che leggo articoli in merito non nascondo crescano dentro di me una rabbia e una tristezza difficili da contenere. Le difficolta’ nelle attivita’ quotidiane affrontate a suon di schiaffi, lo scherno e l’indifferenza persino in famiglia. Ogni volta che smettevo di praticare uno sport per la frustrazione di non riuscire a migliorare nonostante gli sforzi, inventavo scuse improbabili pur di non ammettere alla mia famiglia, che mi insultava quotidianamente, di non esserne in grado. Preferivo essere visto come pigro che non come handicappato, memore delle sberle prese per imparare a scrivere. Sono riuscito non so come ad ottenere la patente, ma ho il terrore di guidare in quanto consapevole del fatto che potrei ammazzare qualcuno in un momento di stanchezza e non lo faccio da oltre 5 anni. Ormai alla soglia dei trenta sono consapevole di non poterci fare niente e di dover essere grato di non avere ben altri problemi. Vi prego tuttavia di sostenere i vostri figli, perche’ nessuno merita di sentirsi solo in questo percorso.

  2. Ciao a tutti, sono la mamma di un ragazzo di 14 anni , disgrafico, disortografico, discalculico. Lo sappiamo dalla seconda elementare ed abbiamo intrapreso un percorso lungo e faticoso fino ad arrivare al primo superiore quando siamo ricaduti in un baratro simile a quello antecedente la scoperta delle sue problematiche. A scuola mio figlio è come chiuso nel suo mondo e non partecipa … a casa si impegna poco… gli insegnanti si attengono al minimo delle verifiche e compiti ridotti senza alcuna volontà di adottare metodi consigliati per cercare di aiutare e “svegliare” il ragazzo.
    Oggi però mi sono imbattuta in questo sito e, per pura curiosità, ho letto lo scritto sulla disprassia. E’ la descrizione di mio figlio. In tanti anni … nel centro dove è stato seguito non mi hanno mai parlato e non abbiamo fatto nessun percorso relativo alla disprassia. Sono letteralmente esterefatta e ora molto preoccupata perchè tutti i sintomi si sono accentuati. Vorrei un consiglio …. Grazie

    1. I ragazzi con disturbi specifici di apprendimeento hanno bisogno di un metodo di studio che gli sia cucito addosso, non riescono ad adattarsi facilemnte al metodo dell’insegnante nonostante i molti anni di attività di quest’ultimo….per questo possono apparire svogliati e non interessati allo studio, gli insegnanti dovrebbero, non sono redigere un buon PDP (piano didattico personalizzat), ma sopratutto metterlo in pratica, anche chi segue il ragazzo a casa deve capire il metodo di come aiutarlo, cosa non facile…

      Per quanto riguarda la disprassia, la cosa è complessa, anche se riscontra molte caratteristiche in suo figlio potrebbe non esserlo lo stesso, provi a parlare con gli specialisti che seguono suo figlio, chiedendo di valutarlo proprio su questa caratteristica.
      Magari può portarlo altrove…..

      Sono una mamma proprio come lei, non posso consigliarle di più, mi spiace.

      Cordialmente
      Nicoletta

  3. Salve volevo un’informazione su chi ha scritto questo articolo e sulla data di pubblicazione dal momento che vorrei citare questa fonte nella bibliografia . Vi ringrazio e attendo una vostra risposta .

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